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Io amo la Gran Bretagna, fin da bambina sognavo di vedere le bianche scogliere di Dover, la brughiera, le casette col tetto in paglia, i cavalli, e soprattutto la Scozia: le Highlands, gli uomini con la gonnella, le cornamuse…

Questo innamoramento e’ stato causato da (in ordine di apparizione):

  1. Candy Candy (la celeberrima Royal Saint Paul School of London, Albert vestito da scozzese che suona la cornamusa);

  2. La leggenda di Lockness che mi ha fatto perdere il sonno da bambina;

  3. AGATHA CHRISTIE.

 

All’eta’ di 9 anni ho letto il primo libro in assoluto: era un giallo di Agatha Christie intitolato “Perche’ non l’hanno chiesto ad Evans?”, romanzo minore, neanche bellissimo.

Ho letteralmente perso la testa, anzi, ho perso la testa letteralmente.

Non sapevo che fosse possibile trarre tanto divertimento e piacere da un libro e da quel momento non mi sono piu’ fermata.  Ho letto, uno dietro l’altro, tutti i libri di Agatha Christie. Ci ho messo forse 3 o 4 anni.

Agatha, per cui tutt’ora nutro una venerazione assoluta, mi ha portato virtualmente in Inghilterra con i suoi racconti, e quando sono stata grande abbastanza per poter viaggiare da sola sono andata in Inghilterra. E poi subito dopo in Scozia. Mi ricordo benissimo quando sono arrivata ad Edimburgo la prima volta. Presi un taxi per andare a Stirling: il tassista tutto matto, la musica degli INXS a tutto volume e la Scozia dal finestrino. Come me l’ero immaginata da sempre, proprio cosi’, non un grammo di delusione.

Che meravigliosa sensazione di felicita’.

La stessa che ho provato 7 anni fa, quando ho vinto un concorso e sono arrivata a Cambridge. La gioia di lavorare in un’università prestigiosa, certo, ma anche la gioia di essere finalmente approdata in Inghilterra, a Cambridge per giunta, praticamente un set di Harry Potter.

Ho amato subito gli inglesi, quasi quanto ho amato gli Scozzesi. L’organizzazione, la burocrazia funzionante, la tranquillita’ che ti infonde il  sapere che c’e’ uno Stato che tenta di prendersi cura di te, l’educazione delle persone, il loro senso dell’umorismo sarcastico… e poi la gente che esce in pigiama, la musica, l’odore acido dell’olio strafritto, i comitati di quartiere, i negozietti arabi e indiani, le feste di compleanno dei bambini che durano 2 ore e non un minuto di piu’, la gentilezza misurata e mai invadente…

 

Tutto questo idillio non mi ha impedito di notare una serie di anomalie tipiche del popolo britannico, specialmente inglese.

La sensazione che ci fosse qualcosa di strano mi e’ piombata addosso tutta insieme, in seguito ad un episodio apparentemente banale successo nei primi mesi in cui abitavo in UK. Lo racconto.

Sono andata a prendere mio figlio alla scuola elementare. Pochi minuti prima c’era stato un acquazzone e si era formata una pozzanghera proprio davanti al cancello  della scuola. Non una pozzanghera profonda, ne’ particolarmente grande, diciamo una lingua di acqua alta 1 cm sulla linea del cancello della scuola e un piccolo passaggio rimasto asciutto su un lato. C’era il solito capannello di genitori ad aspettare ed alle 3.20 puntali il cancello si e’ aperto automaticamente per farci entrare nel cortile della scuola. Io stavo chiacchierando con una signora e per qualche minuto non mi sono resa conto che stavamo camminando lentamente in una sorta di processione.

Poi ho guardato bene e ho capito quello che stava succedendo. Era una coda. C’era una coda chilometrica di fronte al passaggio asciutto del cancello. E una coda lenta, per giunta. Passava una persona per volta con estrema calma.

Eravamo in coda per sorpassare una pozzanghera, questa era la vera verita’.

Eravamo in fila per due.

Tutti i genitori in fila per due davanti ad una pozzanghera!!!!

Ci ho messo qualche secondo per reagire, perche’ mi sembrava surreale. Dunque ho superato tutta la coda e ho attraversato la pozzanghera, forse con un saltino, non so, perche’ non era un fiume in piena: era una pozzangherina.

Ma in quel preciso momento ho capito. Mi e’ arrivata la consapevolezza: a loro piace.

LASCIATI A LORO STESSI SI DISPONGONO IN CODA.

Basta un piccolo stimolo apparentemente innocuo (come una pozzanghera) e te li trovi allineati. Provano un senso di pace nel mettersi in coda. Questo e’ senza dubbio.

La pace che ti viene data dalla regola, dall’ordine, dalla lentezza, dalla tradizione. Ma che ne so, io sono Italiana, non trovo dentro di me una spiegazione plausibile.

 

Fa parte del loro patrimonio genetico e lo dobbiamo rispettare, ma non c’e’ niente di normale in questa cosa, bisogna dirlo al mondo.

Per l’appunto si tratta di un’anomalia. E ce ne sono altre…

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Questo blog non e' per ridere DI loro, ma per ridere CON loro (cit).

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Immagine di Aurora Cacciapuoti - auroracacciapuoti.com

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