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Immagine del redattoreNina Berton

L’anomalia della lingua inglese


Sottotitolo: l’inglese non è una lingua, è un’opinione.


All’ultimo anno delle scuole elementari in UK i bambini undicenni ancora non padroneggiano la lingua scritta. Hanno ancora bisogno di fare esercizio su parole leggermente più complicate (come per esempio 'suspicious', 'allotment') e hanno enormi insicurezze su tempi verbali, sintassi ecc.

Questo non succede perché sono tonti o perché l’insegnamento è scadente, ma perché:

1) non gliene frega niente di insegnare queste cose a scuola;

2) di fatto l’inglese è la lingua più complicata del mondo, in confronto la lineare B è una cazzata.


Seguitemi per ulteriori approfondimenti.


Ci vuole un po’ di esperienza. E’ un po’ come le frasi carine di apprezzamento del tuo lavoro (vedi Anomalia dell’email passiva-aggressiva).

La grammatica è basica, molto semplice: i verbi irregolari ci sono, ma sono solo una manciata e si imparano in pochi giorni; i verbi non si coniugano, le parole non si coniugano, c’è un articolo che vale per tutto, tutti e tutte… Easy.

Di fronte a ciò il Mediterraneo medio è ottimista, si compra English Grammar in Use, la studia, e non gli sembra che il tutto possa presentare particolari difficoltà.

Arrivato all’ultima pagina, pensa di sapere l’inglese.


AH! AH! AH! AH! Povero cretino.


Non sa. E' ingenuo.

Del resto cosa ne sappiamo noi. Noi parliamo lingue moribonde che derivano da lingue morte. Statiche da millenni. Noi parliamo poco più (o meno) del latino…

Questi parlano una lingua viva, basica, nomade. In continuo cambiamento, adottata da chi se la prende, rimaneggiata, masticata, risputata diversa da com’era prima…

Sto parlando di una diversità abissale, che incide sulla psiche, devasta i nostri dogmi. E’ peggio che con gli orari dei pasti (Vedi La multisfaccettata anomalia del cibo).

Le regole dell’inglese non le trovi scritte da nessuna parte.

Bisogna lasciarsi andare ed entrare in un nuovo mondo linguistico; è necessaria un’apertura verso l’inglese, altrimenti non lo impari.

Se pensi di poter tradurre parola per parola dalla tua lingua all’inglese (come faccio io)… lascia perdere, imbarcati sul primo volo per l’Italia e rinuncia perché non ce la puoi fare.

Bisogna abdicare all’inglese. Fare un’opera di sottomissione.

Del resto, paese che vai usanza che trovi.

Certo.

Ma anche in questo caso l’anomalia è prepotente.

Va bene la lingua viva, ma non è normale che praticamente nessuno la sappia.

Anche persone con un livello di istruzione medio alto commettono tantissimi errori. Di spelling, di grammatica, di tutto. Siamo solo noi italiani a dire 'whom, whose, I wish I were', perché l’abbiamo imparato su English Grammar in Use. A loro non interessa molto.

L’altro giorno ho ricevuto un messaggino da una vicina di casa: “I hope you are well?”.

Siamo amiche e quindi quando l’ho vista le ho chiesto fantozzianamente: “Scusa, sai, ma perché hai messo quel punto interrogativo? E’ un’affermazione, per la miseria, non me lo stai chiedendo se sto bene, lo stai sperando!”.

Lei non ha saputo rispondermi, e giustamente non gliene frega niente. Mi ha guardata come dire: se ti va bene è così, altrimenti fottiti.

Ma a noi la maestra ci ha messo nell’angolo se scrivevamo male una parola, noi (voi) siamo gente che passa i pomeriggi su Facebook a insultare chi usa male il “Piuttosto che”. Noi abbiamo fatto il liceo classico e abbiamo imparato ad amare il greco che ha il numero DUALE per esprimere il concetto di 1+1=1, l’unità formata da due parti… figuriamoci se possiamo capire tutta questa approssimazione grammaticale.

Ci sentiamo spiazzati, senza certezze.

La pronuncia, poi, ci manda ai matti.

Non la impariamo. Sbagliamo praticamente tutte le parole. L’italiano legge ‘stopped’ e pronuncia STOPPED, ogni singola lettera ben scandita. Lo spagnolo non ce la può fare con yes (GIES), year (GIAR)…

Tutto vero.

Però anche se pronunci QUASI bene, non importa, non ti capiscono. Ti chiederanno “Sorry? Say it again?”

I bambini ti guarderanno con quella faccia misto disprezzo e disinteresse.

Una volta volevo un taxi in Castle street e ho dovuto ripetere almeno 20 volte sto cacchio di Castle.

CASSL. CASTL, CASS. Alla fine sono andata a piedi.

Ti prende il nervoso perché pensi che, anche se è pronunciato male, è impossibile non arrivarci. Cioè, se un turista viene da me a Cuneo (non ci sono mai stati turisti a Cuneo, ma facciamo finta) e mi chiede: “dov’è via RAMA”? Io gli dico” Via ROMA è là”. Capisco, vado incontro, mi adatto velocemente alla situazione.


LORO no.


Quindi in pratica per essere sicuri di pronunciarle correttamente bisogna imparare a memoria migliaia di parole, anzi bisogna imparare a memoria la pronuncia di OGNI SINGOLA parola dato che non c’è una regola, non c’è una comunanza, non c’è un perché.

Vicino a Cambridge c’e’ Ely (pronuncia Ily).

Allora diro’ ILIFANT (elephant).

No, dico ELEFANT

Diro’ RISAIPI (Recipe). No dico RESIPI,

Allora diro’ ICONIC (iconic), no dico AICONIC,

Allora diro’ AIMEIG (Image), no diro’ IMEIG….

Allora diro’ CHIUIIUI (queue),

No, diro’ CHIU!

DEYCHIU!!!!!

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